giovedì 19 giugno 2008

Frei Betto, ricordare il Che accarezzando la Revoluciòn cubana


Per commemorare gli ottannt'anni del Che, il miglior regalo sarebbe vedere le nuove generazioni credere e lottare per un altro mondo possibile.

di Frei Betto

Il 14 di giugno Che Guevara compirebbe ottant'anni. La sua militanza insieme a noi è terminata all'età di trentanove. Però non riuscirono ad ammazzarlo. Oggi è più vivo che nelle sue quattro decadi di vita reale. Inoltre sono pochi i rivoluzionari che come Mao e lo stesso Fidel, invecchiano. Molti versarono presto il loro sangue per contribuire al progetto di un mondo di libertà, giustizia e pace: Gesù con 33 anni; Martì, 42; Sandino, 38; Zapata, 39; Farabundo Martì, 38; solo per citare pochi esempi. Il nemico si deve strappare i capelli constatando che, oggi, il Che è più presente che durante l'epoca in cui loro credevano di poter assassinare le idee. Tentarono di tutto per condannarlo all'oblio; fecero a pezzi il suo corpo e nascosero le sue parti in luoghi diversi; inventarono su di lui ogni tipo di menzogna, non permisero che i suoi scritti circolassero in molti paesi. Fenice ostinata il Che rivive in foto, musica, spettacoli teatrali, film, poemi, novelle, sculture e testi accademici. Perfino una birra battezzarono con il suo nome, la Unique Garden; l'immagine del suo volto immortalato dalla famosa foto di Korda, occupa il centro delle abitazioni. Al constatare che le catene non imprigionano i simboli, ne le pallotole ammazano gli esempi, inventarono false biografie per cercare di diffamarlo. Invano. Perfino durante gli incontri di calcio gli appassionati innalzano cartelli con la sua immagine. E vedono che non si spende nemmeno un centesimo nella propagazione della sua immagine. Lei sola ha importanza per riflettere le idee che fecero di lui un rivoluzionario. Niente di tutto questo è frutto del marketing. Sono gesti spontanei di coloro che credono enfatizzare che l'utopia rimane viva. Oggi, riassumere il lascito del Che e celebrare i suoi ottant'anni serve a mantenere il cuore e gli occhi rivolti verso la preoccupante situazione del nostro pianeta dove impera l'egemonia del neoliberalismo. Molti, soprattutti giovani, sono attratti dall'individualismo e non dallo spirito comunitario; alla competitività e non alla solidarietà; all'ambizione smisurata e non alla lotta in favore dello sradicamento della miseria. Si parla tanto del crollo del socialismo nell'Est europeo e quasi nulla del fallimento inevitabile del capitalismo in quasi due terzi dell'umanità, dei quattro miliardi di persone che vivono al di sotto della soglia della povertà. Preoccupa anche il degrado ambientale. Se i leaders mondiali avessero ascoltato l'allarme di Fidel durante la Cumbre di Rio de Janeiro nel 1992 forse la devastazione non sarebbe arrivata all'estremo di provocare frequenti tsunami, tornado, tifoni ed uragani mai visti, senza parlare del surriscaldamento globale, del disgelo della cappa polare e la desertificazione dei boschi. La distruzione dell'Amazzonia è devastante, il barile di petrolio, che costa dieci dollari all'uscita dal pozzo, ora costa oltre centoventi dollari sul mercato. E' triste constatare che grandi aree agricole per l'alimentazione sono riservate per la produzione di etanolo destinate a nutrire gli 800 milioni di veicoli che circolano in tutto il pianeta e non gli 824 milioni di bocche affamate minacciate di morte precoce. Davanti a questo mondo dove la speculazione finanziaria ha soppiantato la produzione di beni e servizi, quale scala di valori serve da termometro per la supposta felicità dell'uomo, che fare? Bolivar deve essere felice per la primavera democratica in America del Sud. Dopo il ciclo delle dittature militari e governi neoliberali ora i popoli eleggono governi che rifiutano l'ALCA, approvano l'ALBA, rafforzano il MERCOSUR e ripudiano l'invasione dell'Iraq ed il blocco a Cuba da parte del governo degli Stati Uniti. Qual'è il modo migliore per commemorare gli ottant'ani del Che? Credo che il miglior regalo sarebbe vedere le nuove generazioni credere e lottare per un altro mondo possibile, dove la solidarietà sia abitudine, non virtù; la pratica della giustizia un'esigenza etica; il socialismo il nome politico dell'amore. Costruire un mondo senza degrado ambientale, fame ed ingiustizie sociali! In attesa dei cinquant'anni della Revoluciòn cubana, tutti dobbiamo accarezzarla ogni volta di più, non come fatto del passato ma come progetto di futuro.

Tradotto dal sito Casa de las Americas

domenica 1 giugno 2008

Eduardo Galeano: Come si spiega che è più importante alimentare le auto che le persone?


Il grande intellettuale e scrittore uruguaiano Eduardo Galeano, in occasione della presentazione alla Casa de Amèrica di Madrid del suo ultimo libro, ha rilasciato un'intervista a Roberto Montoya, per il quotidiano Rebeliòn. "Come si spiega che è più importante alimentare le auto che le persone?" si chiede Galeano.

"Visti dall'alto tutti gli uomini siamo dei nani, dal basso sembriamo giganti, per questo è importante guardarsi orizzontalmente, dal lato dell'uguaglianza, rispettando la diversità, che è la più grande ricchezza che abbiamo". Galeano dice che il cancro contro il quale ha dovuto combattere fino a poco tempo fa gli ha impedito di seguire i suoi impegni abitudinari, però gli ha dato molto tempo per tessere le 600 piccole storie che racconta nel suo nuovo libro. E' un filo misterioso come quello che tante volte ha utilizzato per scrivere una quarantina di libri per dare unità, armonia e coerenza a storie apparentemente tanto diverse come parlare in una stessa opera di Aristotele, George W. Bush, Barack Obama, Maometto, Don Chisciotte, Mark Twain, l'ambiente, la donna, l'immigrazione, il libero mercato e mille altre cose. Temi profondi raccontati con sensibilità e con un'immancabile presenza di ironia ed umorismo. "Non prendere sul serio ciò di cui non puoi ridere, mi consigliò una volta un amico brasiliano", dice sorridendo questo narratore instancabile. Quando nel 1971 pubblicò una delle sue opere più emblematiche, Le vene aperte dell'America Latina, in quella regione ebbero inizio un'ondata di colpi di Stato e sanguinose dittature militari. "In nome della libertà del mercato limitarono la libertà della gente. Il libero mercato significò per Milton Friedman un Premio Nobel, e per paesi come il Cile, un Pinochet". "Erano dittature nate per mutilare il popolo" prosegue" per annichilire i più pericolosi di un'intera generazione e la loro volontà di cambiamento. Avevano paura che questa energia di cambiamento potesse tradursi in un reale pericolo per i loro interessi". Galeano è ottimista sulla nuova situazione in America Latina. "Negli ultimi anni per fortuna sono nati governi con volontà di cambiamento, stanno incominciando a fare cose, è molto diverso il panorama politico latinoamericano, perchè perchè il Latinoamerica è un regno della diversità, e questo è il meglio che ha. Siamo riusciti a riunirci ed unire questa energia di cambiamento per generare la possibiltà di difenderci meglio. Eduardo Galeano è critico con alcune attitudini dei governi europei verso questi processi. "Sottolineo il tema della diversità perchè in Europo non si smette di non voler capire. Non è sempre facile vedere e capire questa diversità da fuori. Ed ancora più difficile è vederla con gli occhi delle nazioni che sono state dominanti durante il periodo coloniale e che in qualche modo continuano ad esserlo. Disprezzano quello che ignorano, disconoscono qual'è la vera realtà di paesi sui quali si sentono tutt'ora in diritto di emettere sentenze, dire questo è giusto, questo è sbagliato, questo è democratico, questo no". "Quando si dicono cose secondo le quali la Bolivia è un paese ingovernabile, o incomprensibile, in realtà vogliono dire che è un paese invisibile per i loro occhi, occhi avvolti in ragnatele coloniali, che gli impediscono di vedere". Questo etrno giovane ribelle, capace come pochi di agrregare in questi giorni attorno al suo libro
1500 persone, in maggioranza giovani, nelle sue presentazioni in Galizia e Catalogna, dice che vuole "dimostrare la diversità del mondo, che è una diversità negata dal potere, perchè lo sguardo del potere è invalidante dell'arcobaleno terrestre. Questo ha molti più colori di quelli che gli riconoscono". "Che autorità possiedono paesi che nemmeno hano fatto autocritica di essersi arricchiti in passato con la schiavitù?", domanda Galeano. "Si vuole nascondere che la vendita di carne umana durò tre secoli; fu l'affare più prospero delle corone europee". E nel suo libro Galeano relaziona questo passato con l'intolleranza attuale, intolleranza verso l'altro, verso l'omosessuale, verso l'immigrante, intolleranza verso quello con colore diverso della pelle. "E se adamo ed Eva fossero stati neri?" si chiede nel libro. "Perchè noi esseri umani veniamo tutti dall'Africa, in questo non c'è divergeza tra gli esperti. Siamo tutti africani emigrati, e quello che si occupò del fattore colore è stato il Sole, ed imbiancò quelli che si allontanavano dal luogo di origine, che era l'Africa". Eduardo Galeano riconosce che si è andati avanti nei diritti delle donne nel mondo, "o in parte del mondo, in maniera molto diseguale, però non perchè noi maschi glie li abbiamo regalati ma perchè loro li hanno conquistati con un percorso molto duro". Però avverte: "Tuttavia sono viste dall'ideologia dominante come oggetti di proprietà maschile. La forma più ripugnante della proprietà privata è la proprietà delle persone, come quello di vedere la donna quale proprietà dell'uomo". Lo scrittore uruguaiano mette la lente pure nel "regno del petrolio" e il problema del biocombustibile. "Per gli Stati Uniti fu un errore di Dio mettere il petrolio sotto le sabbie del Medio Oriente, invece di mettrlo dove doveva". "Il petrolio continua ad essere il re dei prodotti. La stampa europea dedicherebbe tanta importanza a Chàvez, come un Satana sempre disponibile, se il Venezuela invece del petrolio esportasse lattuga?". E altrettanto dice dell'Iran: "Ora va a finire che le bombe atomiche di Hiroshima e Nagasaki le buttò l'Iran, ma no, le buttò nientemeno che un Governo democratico degli Stati Uniti". Galeano conclude: "Il mondo gira attorno a sua maestà l'auto. Come si spiega che importa di più alimentare le automobili che la gente? Se il petrolio è insufficiente o molto caro, andiamo a dargli da mangiare soia, mais, zucchero. Qual'è il membro più importante della famiglia? Senza dubbio quello che dorme nel garage".