martedì 24 febbraio 2009

Concierto en luna de miel




Il 6 febbraio al Patio de la Baldovina, in Calle 5ta y D del Vedado, sede della prestigiosa rivista letteraria La Jiribilla, ha avuto luogo il concerto di Ariel Diaz e Lilliana Hector, i due giovani trovadores che con il brano “Retrato con pelo corto” hanno vinto poco più di un anno fa il concorso dedicato a Frida Khalo e Diego Rivera.


Il concerto si è svolto, come si usa abitualmente a Cuba, nel tardo pomeriggio ed è stato caratterizzato da un forte vento freddo proveniente dal nord che ha segnato la giornata più fredda di questo che è stato l’inverno meno caliente che io ricordi a Cuba. Ariel e Lilliana si sono esibiti per la prima volta dopo il loro matrimonio celebrato il 21 di gennaio


al quale io ho avuto l’onore di fungere da testimone.


La loro unione affettiva ha suggellato la loro unione artistica che sta producendo risultati eccellenti e miete consensi tra i tanti amanti del genere trovadoresco.
Ariel e Lilly hanno eseguito alcuni brani del loro repertorio contenuti nei due Cd che hanno pubblicato lo scorso anno, ed alcune novità che stanno incidendo per il prossimo disco.
Invitati al concerto la flautista Glenda Lòpez, che da tempo li accompagna nelle registrazioni ed in alcune esecuzioni dal vivo,
le argentine del Duo Jano


e l’altra argentina Romina Pezzelatto che si trovano a Cuba da alcuni mesi dopo aver prolungato la trasferta prevista per un solo mese.
Il calore umano che hanno trovato qui le a convinte a rimandare gli impegni in patria per sfruttare appieno le bellezze dell’isola e del suo popolo meraviglioso.
L’esibizione ha ottenuto l’apprezzamento del pubblico presente che non ha abbandonato la scena malgrado il vento freddo consigliasse il tepore di casa. La buona musica come sempre riesce a fare miracoli.

lunedì 16 febbraio 2009

Diritti umani, la fine della farsa



Per quasi vent’anni la Commissione dei Diritti Umani delle Nazioni Unite è stata usata dagli Stati Uniti e da un piccolo gruppo di paesi industrializzati, per imporre criteri di giudizio che permettevano loro di selezionare chi etichettare come violatori in questo campo così importante per il rispetto della dignità umana. Succedeva così che paesi che violavano palesemente i diritti umani ma erano graditi alle loro politiche di dominio e sottomessi ai loro interessi, venivano allegramente dimenticati mentre paesi che hanno scelto percorsi autonomi e di indipendenza venivano etichettati come violatori anche quando si trattava di paesi fortemente impegnati nel garantire la dignità a tutti i propri cittadini. Le possenti campagne mediatiche messe in atto dai paesi ricchi completavano l’opera inculcando nell’opinione pubblica dell’intero pianeta la convinzione che paesi che attuano politiche contrarie agli interessi dei ricchi fossero da considerare come coloro che affossano i diritti umani. La vittima più illustre di questo uso scellerato di una commissione tanto importante, è stata sicuramente Cuba. Dopo lunghi anni di battaglie, platealmente sottaciute dalla nostra stampa, la vecchia Commissione è stata finalmente mandata in soffitta per cedere il posto al nuovo Comitato dei Diritti Umani, sorto con un mandato ben differente, con partecipazione universale ed azione obiettiva, non così palesemente sottoposta alle pressioni dell’imperialismo.
In questo nuovo contesto di trasparenza e senza l’esclusione di nessuno, tutte le nazioni del pianeta devono rendere conto del proprio operato davanti al Gruppo di Lavoro del sistema di Esame Periodico Universale. Il 5 febbraio è toccato a Cuba. Il Ministro di Giustizia, Maria Esther Reus Gonzàles, ha esposto l’opera del Governo cubano per promuovere e proteggere la dignità ed il benessere di ogni essere umano e l’impegno e la cooperazione perché questi diritti siano estesi a tutti gli abitanti del pianeta.
Nel dibattito di quella giornata, chiusa con un’ovazione a favore di Cuba, hanno parlato i rappresentanti di 60 paesi, 51 di questi hanno elogiato e sostenuto senza riserve le tesi cubane mentre solo 9, guarda caso tutti appartenenti alla piccola cerchia che domina il pianeta, hanno ripetuto la solita litania sulla mancanza di diritti civili e politici dimenticandosi intenzionalmente che fu proprio la Revoluciòn a permettere a cubani e cubane di godere pienamente di libertà ed indipendenza. Continuano, malgrado il clima mondiale stia radicalmente cambiando e sempre più paesi alzano la loro voce di protesta contro il dominio imperialista, a fingere di credere che libertà e diritti civili siano caratterizzate esclusivamente dai loro sistemi politici formato da partiti corrotti, arroganti e prepotenti che dominano la società, si impossessano delle ricchezze ed utilizzano la giustizia contro le classi più disagiate ed a protezione dei propri privilegi. Fingono vergognosamente di non sapere che altre forme di partecipazione diretta dei cittadini garantiscono meglio i diritti civili e politici. Sono sempre meno credibili e le loro vergogne vengono sempre più alla luce malgrado abbiano il controllo assoluto dei grandi mezzi di informazione.
Il 9 febbraio il Gruppo di Lavoro del sistema di Esame Periodico Universale ha adottato il documento cubano sentenziando così un nuovo clamoroso successo nella sua rivendicazione di verità e giustizia, successo riconosciuto dalla comunità internazionale a stragrande maggioranza. Ovviamente la grande stampa ed i media al servizio dei potenti se ne sono ben guardati di dare risalto all’evento, aspettano che qualche atleta o artista cubano venda la sua dignità per quattro denari per montare la solita campagna infamante e propagandistica. Ma hanno i giorni contati, se nei paesi ricchi il rincoglionimento collettivo continua il suo processo di annichilimento delle coscienze, tra le grandi masse di diseredati si fa sempre più strada la consapevolezza, le menzogne dell’imperialismo vengono ripudiate, ci si convince, grazie a fatti concreti, chi sono le vittime e chi i carnefici, che mentre l’impero impone la propria democrazia a suon di bombe e carceri di tortura, Cuba esporta cultura, servizi sanitari, alfabetizzazione, pace e amicizia fra i popoli. Quando anche da noi si comincerà a dare giudizi più obiettivi e non condizionati dalla propaganda dei potenti? Quando almeno la nostra “sinistra” smetterà di scimmiottare la destra e tornerà a quella che è sempre stata la sua vera missione, cioè stare dalla parte degli sfruttati anziché strizzare l’occhio agli sfruttatori? Se questo avverrà vorrà dire che il vento del cambiamento è arrivato anche da noi, ma i tempi sono stretti ed il rischio che corriamo è quello dell’esclusione dal processo di cambiamento in atto in vaste aree del pianeta. Ed il futuro dei nostri giovani corre il rischi di venire irrimediabilmente compromesso. Altro che a Cuba non c’è futuro, come vogliono farci credere i media genuflessi al volere dei potenti che potenti già non lo sono più in quanto il fallimento delle politiche liberticide del neoliberismo è ormai irreversibile. Vedasi la schiacciante vittoria di Chàvez nel Referendum odierno, a nulla sono valse le montagne di veleni sparsi dai media al servizio delle oligarchie venezuelane (si arrivati persino ad utilizzare fotografie false di repressione poliziesche pur di cercare di stravolgere la realtà), il popolo bolivariano ha definitivamente scelto di voltare loro le spalle e di essere protagonista del proprio destino.